Galeotto fu il cornetto, Fan Fiction Contest #2

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lili medea marlene
view post Posted on 30/6/2010, 21:26




La mia prima fic su Mengoni.
Però ci avevo davvero preso gusto a scrivere. Ma dopotutto sono graforroica! [sdea cit.]
In ogni caso, ringraziate franciu per il titolo decente, se non me lo avesse consigliato non oso immaginare come si sarebbe chiamata sta fic. °-°

_____


Galeotto fu il cornetto


Ormai era arrivato l’inverno: i vari servizi di meteo già annunciavano che sarebbe stato più freddo dei precedenti, suscitando così il disappunto della gente. Ad Alice non dispiaceva il freddo, adorava coprirsi con cappotti, sciarpe, cappelli e quant’altro, l’unica cosa che non sopportava dell’inverno era il raffreddore che ogni anno, puntuale, la andava a trovare e la faceva stare settimane a soffiarsi il naso.
“Alice, sei in negozio, puoi anche toglierti cappello e sciarpa” ribadì Serena per l’ennesima volta in quella giornata. “Sei ridicola così, e per di più fai ridere i clienti.”
Alice sbuffò sonoramente e rivolse uno sguardo piccato all’amica: “Non ho assolutamente intenzione di morire di freddo solamente perché i clienti pensano che il mio cappello sia buffo.”
Serena alzò le sopracciglia scoppiando a ridere, ma non si rese conto che nel farlo aveva urtato e fatto cadere una pila di libri che era lì vicino. Era sempre così: rideva, piangeva, camminava, faceva tutto teatralmente, provocando più di una volta qualche danno, come andare addosso alle persone e farle rotolare per terra o pestare un piede al proprietario di un supermercato.
Serena guardò Alice con gli occhioni dolci e, tentando di farle tenerezza, mugolò: “Mi aiuti?”
Questa volta fu il turno di Alice: alzò le sopracciglia e scoppiò a ridere, prima di rispondere: “Non ci penso nemmeno, tu fai danni e tu ripari. D’altronde è l’ora della mia pausa e non voglio sprecarla per stare dietro a te.”
Con un sorriso estremamente finto e beffardo, Alice si dileguò nel magazzino, dove era solita mangiare e leggere in santa pace. Lavorando in un negozio di libri poteva aver accesso a molti volumi senza pagarli, a patto che li riportasse intatti dopo aver finito. In quel momento si stava dedicando alla lettura di Moby Dick, che esigeva una certa concentrazione.
Il magazzino del negozio era grande, provvisto di molti scaffali e ripiani per i libri, ma purtroppo non aveva sedie né tavoli, infatti Alice era costretta a sedersi sulle scale che dal locale scendevano fino alla cantina sottostante, dove si trovavano i contatori dell’elettricità.
La porta d’accesso era sul lato opposto, perciò la ragazza, che stava leggendo beatamente, non sentì che nel negozio qualcuno stava urlando come se lo avessero appena evirato. Non sentì nulla finché, una decina di minuti dopo, qualcuno urtò contro una scaffalatura e urlò: “PORCA LA PUTTANA, CHE DOLORE!”
Alice sobbalzò, presa alla sprovvista dalle grida. Per prima cosa si chiese chi mai avesse urlato, visto che le uniche due commesse quel giorno erano lei e Serena, poi si rese ance conto che quella era una voce maschile, e lei era abbastanza sicura che la sua amica fosse una donna in tutto e per tutto. Forse un ladro?
Arrivando con una certa discrezione fino al punto da cui era provenuto l’urlo, vide per terra un ragazzo ingolfato da un cappotto invernale che doveva essere abbastanza pesante.
Scettica, asserì: “Amico, davvero, se volevi rubare qualcosa l’urlo è stata una mossa sbagliata.”
Il ragazzo sobbalzò e si girò, ma imbranato com’era inciampò di nuovo e finì ai piedi della ragazza, andando con la faccia per terra. Scocciato alzò lo sguardo e di conseguenza tutta la testa.
Senza dire una parola Alice gli tese la mano, che lui afferrò con un certo disagio.
“Non volevo rubare proprio nulla” obiettò allora lui.
“No, certo che no” ghignò nella sua direzione l’altra.
Il ragazzo era piuttosto carino, anche se doveva avere problemi di daltonismo, considerando gli abbinamenti dei colori degli abiti: il giubbotto che aveva era di un pacchianissimo giallo canarino, mentre la sciarpa era di un colore che oscillava tra il rosso pomodoro e il rosa shocking. Stranamente indossava dei jeans abbastanza normali, ma le scarpe erano quanto di più brutto Alice avesse mai visto in vita sua.
“Un ladro che urla come un ossesso, fa rumore e si veste come per dire ‘sono qui, guardatemi, sono qui’… curioso!” commentò impassibile lei.
Lui la guardò incredulo, ribattendo di nuovo: “Non sono un ladro, non volevo rubare.”
“Eh no. Allora perché sei piombato nel magazzino di un negozio di libri?”
In quel momento fu come se una lampadina si fosse accesa nella sua testa, perché sussultò impercettibilmente e guardandosi intorno mormorò: “Libri?”
Ma questo è scemo? Pensò sgranando gli occhi Alice. Va in giro vestito come Arlecchino e non si è accorto di essere circondato da milioni di volumi.
“Sai, libro… un insieme di fogli stampati con vari caratteri mobili chiamati lettere, che compongono quelle che comunemente si chiamano parole…”
“Sì, sì, grazie, lo so cos’è un libro” rispose infastidito il ragazzo.
“A me non sembrava lo sapessi.”
Con un gesto indifferente Alice ritornò sulle scale dove era seduta prima e, addentando la mela che le faceva da pranzo, chiese: “Allora?”
Dopo averla seguita, era rimasto in piedi, appoggiato ad uno scaffale.
“Allora cosa?”
“Sei piombato nel magazzino del negozio in cui lavoro e non dai nemmeno una spiegazione?” Devi essere davvero idiota eh, proseguì mentalmente.
Era da un po’ che stava guardando Alice sospettoso, come se pensasse che lei sapesse qualcosa che non gli voleva dire. Altra cosa che avvalorava la tesi sulla presunta pazzia del ragazzo.
“Non… non sai chi sono?” domandò cauto.
Alice lo guardò in attesa di spiegazioni che però non arrivarono. “Dovrei saperlo?”
“Sì. In teoria sì.”
Fece sforzi sovrumani per ricordarsi, ma non c’era proprio nulla da fare. Tentò con la prima opzione, la più probabile: “Siamo andati a letto insieme mentre ero ubriaca e non me lo ricordo?”
Lui sgranò gli occhi e rise: “No, non ci siamo mai visti prima.”
Ok, è matto. “E allora come pretendi che io sappia chi sei? Mi sembra alquanto improbabile.”
“Non leggi i giornali?”
“Solo libri” rispose Alice, alzando in aria il tomo che stava leggendo prima che lui le facesse visita.
“Telegiornali?”
“Non credo di avere la tv a casa, sai?”
Il ragazzo sbuffò, forse seccato dalle risposte di Alice. Ma cosa ci poteva fare lei?
“Sono Marco Mengoni” si presentò finalmente, dopo mille giri di parole.
“E perché dovrei conoscerti, scusa?”
Marco Mengoni, così aveva detto di chiamarsi, giusto?, alzò gli occhi al cielo esasperato e, protendendosi in avanti con le braccia, quasi urlò: “Sono famoso!”
No, tu sei fuori di testa. Alice lo osservava sconcertata, non sapendo bene come replicare. Magari era fuggito da una casa di cura e, essendo inseguito, si era rifugiato nel primo posto che aveva trovato.
Optò per la soluzione più semplice: fare domande per cercare di capire. “Davvero? E cosa ci farebbe uno famoso qui?”
“Stavo passeggiando, perché sai, anche noi famosi passeggiamo ogni tanto…” spiegò lui.
Con una certa condiscendenza, Alice disse: “Non ne dubito.”
Lui la guardò male, ma fece finta di non averla sentita e continuò: “… quando ad un certo punto un gruppetto di ragazze mi ha riconosciuto e mi ha inseguito. Questo è stato il primo posto che ho trovato.”
Non si discostava molto dall’ipotesi che aveva formulato lei, in ogni caso.
“E le oche starnazzanti dove sono?” chiese la ragazza con un brivido di freddo.
“La tua amica in negozio le ha fermate, ha detto che viene a dirmi quando se ne vanno” spiegò.
Serena conosceva quel tizio? Alice non si capacitava della stramba situazione in cui si trovava.
“Non so bene se crederci, ma farò finta che non sia successo nulla. Ora devo andare a lavorare, tu però puoi rimanere e, se vuoi, puoi anche intrattenerti con un libro.” Gettandogli un’occhiata aggiunse: “Anche se non credo tu ne abbia mai letto uno in vita tua.”
Marco aprì la bocca piuttosto offeso, ma decise di dire altro invece di protestare: “No!”
No? No cosa? “Non vuoi leggere?”
“Non voglio che tu vada, veramente.”
“Cos’è, ti sei innamorato di me e non vuoi lasciarmi andare?” sghignazzò Alice.
“No, se tu vai di sopra dopo esser stata da sola con me per venti minuti in un magazzino, cosa pensi che diranno le fan e i giornali?”
“Penserebbero che siamo amanti, ma questo sarebbe vero se tu fossi famoso” lo provocò.
Mengoni non sapeva cosa dire o fare, e questo era evidente. Incrociò le braccia e cominciò a pensare, facendo varie smorfie con la bocca che fecero quasi ridere Alice.
D’improvviso si illuminò: “Vendete riviste, qui?”
“Sì, ma non me ne occupo io. Dovrebbero essere proprio dietro di te le scorte” indicò Alice.
Lui si girò e cominciò a frugare in mezzo alle varie pile poggiate sui ripiani del mobile. Dopo cinque minuti che rovistava, alzò in aria una rivista e con espressione trionfante la mise a due millimetri dal viso della ragazza.
Lei lo guardò male, poi gliela prese dalle mani e vide che effettivamente in prima pagina c’era la notizia in basse alla quale un tale Marco Mengoni, che dalla foto risultava proprio il tizio davanti a lei, aveva vinto un talent show chiamato X Factor.
A quel punto dovette arrendersi: “Ok, ok, ho capito. Rimango qui. Tu puoi sederti sulle scale, non ci sono sedie o simili.” Senza aggiungere altro prese il libro e ricominciò a leggere.
Dopo qualche minuto, Marco interruppe il silenzio: “Non è che potremmo parlare?”
Alzando un sopracciglio con fare indifferente, rispose: “Ovviamente no.”
“Perché?”
Alice sbuffò per la milionesima volta, poi dichiarò: “Perché no. Non ce n’è motivo.”
“Perché ci stiamo annoiando a non fare nulla.”
“Eh no bello mio, tu ti stai annoiando, io sto leggendo.”
“E fa freddo” aggiunse Marco, come se lei non avesse parlato.
“Immagino che quelli come te considerino cappello e guanti roba da barboni” soggiunse sdegnosa lei.
“Non è così, ma sta sicura che un cappello come il tuo non lo metterei nemmeno se stessi per andare in ipotermia!”
Ora fa anche lo spiritoso? “Ipotermia? Mi stupisce la tua conoscenza di questo termine, sai? E comunque il mio cappello è bellissimo.”
“È del colore delle casacche che si devono mettere quando la macchina si ferma in mezzo alla strada.”
“Comunemente questo colore viene chiamato arancione. In ogni caso è meglio il mio cappello arancione del tuo giubbotto giallo canarino, su questo non c’è alcun dubbio.” Non l’avrebbe mai ammesso, ma Alice si stava divertendo a parlare con lui.
La guardò palesemente indignato: “Mi sono offeso.”
Alice scosse la testa, prima di poggiarsi con la schiena al muro, sospirare e chiudere gli occhi.
“È da un po’ che sento quest’odore, cos’è?” chiese ad un certo punto Marco, interrompendo per la seconda volta il silenzio.
“Il forno qui accanto. La mattina fa dei cornetti che tu non puoi nemmeno immaginare…” In un istante la ragazza si era già persa a sognare un mondo in cui c’erano cornetti volanti ripieni di nutella, crema e quant’altro.
“Un giorno verrò a provarli, allora.”
“Basta che quel giorno ti vestirai in modo un po’ più sobrio, così che le tue pazze fan non ti riconoscano, e tu non piomberai qui nel magazzino del mio negozio” asserì Alice, ancora con gli occhi chiusi, sfoderando un sorriso a trentaquattro denti più finto delle tette di Valeria Marini.
Ci furono altri cinque minuti di silenzio, prima che Marco dicesse: “Non mi hai ancora detto come ti chiami, sai?”
Aprì un occhio per squadrarlo: “Mi chiamo Alice, piacere.”
“E quanti anni hai?”
“Cosa ti cambia sapere quanti anni ho?”
Di nuovo alzò gli occhi al cielo esasperato e chiarì: “Sto solamente cercando di fare conversazione, pensavo potessi dirmi qualcosa su di te.”
Aprendo tutti e due gli occhi Alice disse: “Mi chiamo Alice, ho ventiquattro anni, lavoro qui da due anni per guadagnare qualcosa e pagare le spese universitarie, benché abbia preso la laurea già da un anno. Non mi piace il caldo, il sole, la stupidità e l’ignoranza e…”
“Fammi indovinare, sei incazzata ventiquattr’ore su ventiquattro?”
Alice fece una smorfia con la bocca, a metà tra un sorriso e un gesto di irritazione: “Sei davvero simpatico, complimenti!”
Non rispose e si poggiò come l’altra al muro. “Hai detto che hai preso la laurea. In cosa?”
“Storia contemporanea” rispose laconica.
“Che consisterebbe nel…?”
“È il periodo che va dal congresso di Vienna ai fatti più recenti” spiegò allora, dove aver ricevuto uno sguardo confuso. “Ma non mi aspetto che tu sappia di cosa io stia parlando.”
“Mi occupo di altre cose, io.”
“Sì, come cantare, vero?”
Marco non capì bene se lo stesse prendendo in giro, infatti con cautela rispose: “Sì, come cantare.” Poi aggiunse: “Cos’altro mi dici di te?”
Lanciandogli un’occhiata non ben decifrabile, disse: “Se tu non mi avessi interrotto, stavo per dire che mi piace la pioggia, leggere, soprattutto su queste scale, i cornetti e l’arancione.”
“Come il tuo cappello” sogghignò lui.
“Come il mio cappello” ripeté Alice.
Di nuovo ci fu un momento di silenzio. Alice si chiedeva con quale argomento l’avrebbe disturbata questa volta, ma rimase piacevolmente (o forse no?) stupita dal fatto che lui sembrava non voler parlare, così si rimise a leggere senza fare un fiato.
“Beh, non mi chiedi nulla?”
Ecco, sembrava troppo bello per essere vero.
“Non ne vuoi proprio sapere di star zitto e lasciar scorrere il tempo senza disturbarmi, eh?” esplose la ragazza, chiudendo il libro che provocò un sonoro colpo e guardandolo insistentemente negli occhi.
“Mi sto annoiando, te l’ho detto” si giustificò lui e, sbuffando di disappunto, si mise a battere le mani sulle cosce così da creare un ritmo che Alice trovava terribilmente insopportabile.
“Santo cielo! È pieno zeppo di libri qui, prendine uno e lasciami in pace!”
Lui abbassò la testa abbattuto e, per un momento, la ragazza si dispiacque di avergli risposto male, ma tornò subito in lei e si mise di nuovo a leggere. Dopo un po’ dovette smettere, perché adesso era lei a voler parlare.
“Quest’odore mi sta facendo venire fame. E ho caldo. Per quanto dovremo aspettare?”
Marco alzò le sopracciglia, non credendo che fosse stata lei a proferir parola. “A rigor di logica non dovrei risponderti, visto il modo in cui mi hai trattato…”
“Scusa, ma tu hai interrotto la mia pace per alm-”
“…ma” riprese lui, zittendola con un gesto della mano, “sarò buono e risponderò. Riguardo la nostra permanenza non saprei proprio. Ho fame anch’io, poi quest’odore non aiuta per niente, mentre per il caldo puoi benissimo togliere il cappello, la sciarpa e il cappotto.”
Effettivamente non era una cattiva idea, perciò Alice lo fece. Si era sempre considerata carina, forse attraente, ma non bellissima: aveva lisci capelli castani, tinti di rosso, e gli occhi nocciola, i lineamenti del viso erano del tutto anonimi, così come il fisico; ma in quel momento, chiedendosi perché, la prese il desiderio di essere bellissima.
Non posso davvero voler fare colpo su questo qui, davvero, non è possibile! Dopotutto era una donna ed era pur comprensibile che avesse voglia di apparire bella. Alice decise di prendere in quel senso il suo strambo desiderio.
“Io non ho nulla contro il tuo cappello…” cominciò titubante Marco.
“No, lo stai criticando da almeno mezz’ora!”
“…ma” per l’ennesima volta fece finta di non averla sentita, “dammi retta, stai decisamente meglio con i capelli sciolti.”
Non poteva credere alle sue orecchie: quello era un complimento?
“Grazie.”
Ridendo incredulo domandò: “Grazie? Pensavo mi avresti aggredito!”
“Sono umana anche io, sai?”
“Non ci speravo più, a dir la verità…”
Cos’è quel tono sensuale? E perché mi guarda come io guardo i cornetti del fornaio accanto al negozio? Perché poi si sta avvicinando lentamente?
“RAGAZZI! Le oche se ne sono andate, siete liberi di uscire ora!”
Santa Serena, santa Serena.
Uscendo dal magazzino Alice faceva fatica a tenersi sulle gambe. Marco invece non ci pensò due volte ad uscire svelto dal negozio, rivolgendo solo un piccolo cenno di salute alle due ragazze.
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

La mattina dopo Alice si mise il suo bel cappello arancione e, tutta decisa, si incamminò verso il fornaio, ma lì davanti trovò una sorpresa: un ragazzo con un giubbotto orridamente giallo che, prima di tenderle un cornetto strabordante di nutella, sorrise e le sfilò il cappello dalla testa.
Alice prese il cornetto e senza dire una parola si diresse verso il negozio. Sulle labbra però non poté fermare un sorriso, sicura che a Marco non sarebbe sfuggito.
 
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franciu‚
view post Posted on 30/6/2010, 21:35




CITAZIONE
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

*rotola in tutti i modi luoghi e laghi*
Mi è piaciuta un botto D: Cioè *applaude*
mi sei piaciuta [cit.] <3
 
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lili medea marlene
view post Posted on 30/6/2010, 21:39




CITAZIONE (franciu‚ @ 30/6/2010, 22:35)
CITAZIONE
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

*rotola in tutti i modi luoghi e laghi*
Mi è piaciuta un botto D: Cioè *applaude*
mi sei piaciuta [cit.] <3

Grazie! *-*

*corre a commentare la tua fic*
 
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»RIOT~
view post Posted on 1/7/2010, 07:51




CITAZIONE
“PORCA LA PUTTANA, CHE DOLORE!”
[...].
Scettica, asserì: “Amico, davvero, se volevi rubare qualcosa l’urlo è stata una mossa sbagliata.”

*rotola*
*rotolando cade giù,giù,giù...*

CITAZIONE
“Non sono un ladro, non volevo rubare.”
“Eh no. Allora perché sei piombato nel magazzino di un negozio di libri?”
In quel momento fu come se una lampadina si fosse accesa nella sua testa, perché sussultò impercettibilmente e guardandosi intorno mormorò: “Libri?”

*Me risale da quell'abisso*
* rotola*

CITAZIONE
“A rigor di logica non dovrei risponderti, visto il modo in cui mi hai trattato…”
“Scusa, ma tu hai interrotto la mia pace per alm-”
“…ma” riprese lui,.”

*rotola, senza un motivo.*

CITAZIONE
“Io non ho nulla contro il tuo cappello…” cominciò titubante Marco.
“No, lo stai criticando da almeno mezz’ora!”
“…ma” per l’ennesima volta fece finta di non averla sentita, “dammi retta, stai decisamente meglio con i capelli sciolti.”
“Grazie.”
“Grazie? Pensavo mi avresti aggredito!”
“Sono umana anche io, sai?”
“Non ci speravo più, a dir la verità…”

*rotola in diagonale*

CITAZIONE
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

Ussignur.

Diciamo che questa FF mi ha fatto girare la testa, perchè ho rotolato troppo xD
*rotola in tutti i modi e in tutti i laghi*



 
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RubyLove87
view post Posted on 1/7/2010, 08:46




*rotola in tutte le direzioni possibili* xD xD
fenomenale xD compliments ragazza!!
 
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;LadyG.
view post Posted on 1/7/2010, 10:17




Ok, mi è piaciuta un casino :o
Cioè ci sono un sacco di parti in cui ho rotolato xDDD Volevo quotarle tutte, ma mi toccherebbe quotare tutta la fic xDDD
Comunque le parti in cui Alice dà dell'ignorante, analfabeta, idiota a Marco per intederci, quindi tutta la fic x°°°°°D
Ci emme qu.....parafaaaaaaaaaaaaaa sisss :crai.
 
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lili medea marlene
view post Posted on 1/7/2010, 19:05




CITAZIONE (»RIOT~ @ 1/7/2010, 08:51)
Diciamo che questa FF mi ha fatto girare la testa, perchè ho rotolato troppo xD
*rotola in tutti i modi e in tutti i laghi*

Sono riuscita nel mio intento. *-*


CITAZIONE (RubyLove87 @ 1/7/2010, 09:46)
*rotola in tutte le direzioni possibili* xD xD
fenomenale xD compliments ragazza!!

Come sopra. *-*


CITAZIONE (;LadyG. @ 1/7/2010, 11:17)
Ok, mi è piaciuta un casino :o
Cioè ci sono un sacco di parti in cui ho rotolato xDDD Volevo quotarle tutte, ma mi toccherebbe quotare tutta la fic xDDD
Comunque le parti in cui Alice dà dell'ignorante, analfabeta, idiota a Marco per intederci, quindi tutta la fic x°°°°°D
Ci emme qu.....parafaaaaaaaaaaaaaa sisss :crai.

Mi sono davvero divertita a prendere un po' in giro Marco, è così spassoso. :asd:
 
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‚phantomrider
view post Posted on 1/7/2010, 19:11




No è bellissima xDDD
Alice è all'incirca il mio idolo '-'
sarò come lei, lo so! :superman:
 
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lili medea marlene
view post Posted on 1/7/2010, 20:19




CITAZIONE (‚phantomrider @ 1/7/2010, 20:11)
No è bellissima xDDD
Alice è all'incirca il mio idolo '-'
sarò come lei, lo so! :superman:

:superman: :superman:
 
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Miss Lullaby
view post Posted on 2/7/2010, 20:32




Brava figlioletta brava :yeah2:
Mi è piaciuta molto! me è proud of you :yeah2:
 
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helena‚
view post Posted on 3/7/2010, 01:10




CITAZIONE
Cos’è quel tono sensuale? E perché mi guarda come io guardo i cornetti del fornaio accanto al negozio? Perché poi si sta avvicinando lentamente?
“RAGAZZI! Le oche se ne sono andate, siete liberi di uscire ora!”
Santa Serena, santa Serena.

ahahahaha x°D
mi piace un sacco!
 
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lili medea marlene
view post Posted on 3/7/2010, 18:04




CITAZIONE (Miss Lullaby @ 2/7/2010, 21:32)
Brava figlioletta brava :yeah2:
Mi è piaciuta molto! me è proud of you :yeah2:

Oh madre sono felice che ti sia piaciuta *__*



CITAZIONE (helena‚ @ 3/7/2010, 02:10)
CITAZIONE
Cos’è quel tono sensuale? E perché mi guarda come io guardo i cornetti del fornaio accanto al negozio? Perché poi si sta avvicinando lentamente?
“RAGAZZI! Le oche se ne sono andate, siete liberi di uscire ora!”
Santa Serena, santa Serena.

ahahahaha x°D
mi piace un sacco!

Grazie *-*
 
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~MaRiA_
view post Posted on 3/7/2010, 18:10




oddio è bellissima questa FF, mi piace troppo! :D
CITAZIONE
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

uahuahuahauhauahuahu X°°°°D
 
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lili medea marlene
view post Posted on 3/7/2010, 19:48




CITAZIONE (~MaRiA_ @ 3/7/2010, 19:10)
oddio è bellissima questa FF, mi piace troppo! :D
CITAZIONE
“Ok” cominciò Serena, “avete fatto sesso?”
“Nemmeno ti rispondo, guarda.”

uahuahuahauhauahuahu X°°°°D

*______*
Così mi fate contenta. :D
 
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ALYNA
view post Posted on 5/7/2010, 11:52




BELLAAAA! :D MI PIACEE :Q_______ _ __ _
Punti in più solo per il nome della ragazza u.u Che è uguale al miooo! xDD E mi stavo immaginando me lì dentro *rotola*
 
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15 replies since 30/6/2010, 21:26   221 views
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