Why don't you do right?, Fan fiction contest #2

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Miss Lullaby
view post Posted on 28/6/2010, 13:21




Autore: Miss Lullaby
Titolo: Why don't you do right?
Pairing: Marco/OC
Genere: Lemon
Rating: nc-17
Note: sono arrivata a sconvolgere le vostre giovani mente
Dopo la lettura di questa fiction non sarete più le stesse
Vabbè a parte questo, troverete qualche riferimento cinematografico nella fic. Quindi se vi ricorda qualcosa, non è casuale ecco.
La dedico alla mia amica RubyLove87, che l'ha letta in anteprima e la cui nuova capigliatura rosso fuoco mi ha ispirato per scrivere questa fiction.
Detto questo, buona lettura. E tenetevi qualcosa di fresco da bere mentre leggete.

*****
Perchè ormai sono stanco, spento, finto

Sì, Marco era stanco e spento. Forse anche finto. Ma soprattutto era confuso. Ci sono dei momenti in cui la mente umana smette di funzionare e tutto ciò che resta è solo istinto.
Doveva essere stato l'istinto a spingerlo ad entrare in quel locale semi-buio, illuminato solo da soffuse luci rosse. A farlo sedere ad un tavolino ed ordinare un bicchiere di whisky da sorseggiare. Tutto questo mentre era vestito con gli abiti da scena. Cioè da coniglio.
La situazione era alquanto surreale. Marco aveva appena trascorso un periodo in cui avrebbe potuto definirsi in trance, depersonalizzato, fuori dal suo corpo. Un momento in cui si era sentito come su un altro pianeta.
Il sapore intenso del whisky e il calore dell'alcool che scendeva giù per la sua gola sembrava avere avuto su di lui un momentaneo effetto opposto rispetto a quello che gli provocava di solito. Il bruciore che avvertiva nella trachea lo aveva fatto un po' rinsavire e solo allora si era reso effettivamente conto che si trovava in un locale, con le luci rosse, a bere whisky vestito da coniglio. Tutto normale no?
Marco si guardò attorno. Capì che per le altre persone forse poteva sembrare strano che un tale fosse in un bar abbigliato in quel modo. Eppure gli altri astanti sembravano non badarci più di tanto. Qualche volta qualcuno gli tirava qualche occhiata di sbieco, cercando di non farsi vedere, forse incuriosito, ma di certo non scandalizzato.
Ad ogni modo il ragazzo pensò bene, ora che era tornato in sè, di togliersi almeno la maschera da coniglio, che tanto faceva colpo sul palcoscenico, ma che decisamente appariva ridicola in una situazione come quella.
La appoggiò sul tavolo di fianco a sè e si sistemò un po' con le mani il suo ciuffo spettinato come al solito. Poi cominciò ad ispezionare la situazione intorno per capire dove diavolo fosse finito.
Le persone attorno a lui, sedute ai tavolini o al bancone del bar, erano tutti uomini. Di tutti i tipi. Vecchi, giovani, capelloni, pelati, in giacca e cravatta, in bermuda, alti, bassi, magri, grassi... Marco non riusciva a trovarne uno che fosse simile all'altro. Tutti erano seduti e tendevano a fissare qualcosa. Ah già, c'era un palco davanti a loro. Con un palo in mezzo. Santo cielo, era finito in un night club!
Ma come diamine aveva fatto ad arrivare fin lì, da solo?
I ricordi stavano cominciando a riaffiorargli alla memoria, come un fiume in piena.

Perchè ormai sono stanco, spento, finto

Queste erano le ultime parole che Marco ricordava di aver pronunciato quella sera al suo concerto. Le parole della sua canzone. Poi un black out. La luce era sparita. I riflettori si erano spenti. Gli amplificatori non trasmettevano più alcun suono.
Un grosso vociare si era levato tra il pubblico.

Oddio no!
Aiuto!
Marco sei figo!

Marco, i ballerini e la sua band erano rimasti attoniti sul palco. Come al solito erano partiti carichi e di colpo tutto intorno a loro si era come fermato.
Oddio, a ben ripensarci Marco quello stesso giorno, qualche ora prima, si era sentito tutt'altro che carico. Una grossa stanchezza si era abbattuta su di lui e quello che avrebbe fatto sarebbe stato semplicemente dormire per il resto della giornata. Ma non aveva potuto, perchè avrebbe dovuto sostenere un concerto e orde di fan che lo avrebbero atteso sul palco. Si era fatto forza solo ed esclusivamente per loro e perchè in fondo quello era il suo lavoro ed era giusto mostrarsi professionale. Se avesse potuto, però, quanto volentieri se ne sarebbe scappato via da lì.
Viste le sue condizioni, aveva quindi pensato nel pomeriggio di distendersi un po' nel suo camerino prima di fare qualche prova per lo spettacolo. In quel momento una strana malinconia lo aveva colto. Gli erano tornate in mente le serate insieme agli amici a Roma e a Ronciglione. Le serate passate in spensieratezza a ridere e scherzare. Le serate in cui era stato un ragazzo normale.
Quella invece sarebbe stata una serata tutt'altro che spensierata. Era la terza di fila che aveva impegnata per lavoro. Due giorni prima aveva avuto un concerto in piazza. La sera precedente un'intervista alla radio. Ora un altro concerto in quel paesino sperduto dove in pratica di rilevante c'era solo il palazzetto dove si sarebbe dovuto esibire.
Di certo era felice del suo lavoro. Era tutto quello che aveva sempre desiderato. Ma ogni tanto i ritmi erano davvero pressanti e si era reso conto che tempo per sè gliene era rimasto davvero poco. Anche quei rari momenti in cui avrebbe potuto starsene tranquillo e farsi un giro per la città come ogni ragazzo normale della sua età, in realtà doveva stare attento a non farsi riconoscere o subito lo avrebbero fermato per strada o scattato foto. Anche fare le cose più normali di questo mondo era diventato uno stress da quando era famoso.
Così, quel pomeriggio, ricordava di aver pensato che per una volta, una sola, gli sarebbe piaciuto riprovare quelle sensazioni di normalità. Rivivere una giornata banale, da ragazzo qualunque.
Forse era stato a causa di tutti quei pensieri se era salito sul palco di malavoglia. Non gli andava di esibirsi, di affrontare la bolgia di ragazze urlanti anche quella sera. Eppure, come ogni volta, si era ritrovato là sopra, a ballare la coreografia di Stanco insieme ai suoi ballerini. Poi di colpo si erano ritrovati tutti improvvisamente al buio.
"Mantente la calma! Tra poco ripristineremo la corrente elettrica!" aveva urlato il suo fonico con l'ausilio di un megafono.
Uno strano pensiero si era fatto largo nella sua mente. Scappare. Nessuno poteva vederlo in quel momento. Non ci sarebbe stata occasione migliore.
In quel momento il buio era affiorato anche nella sua testa. Black out. Il suo corpo si era mosso senza che lui lo volesse. Aveva camminato fin giù dal palco procedendo a tastoni per non inciampare. Era uscito dalla porta di sicurezza e si era ritrovato in strada. Lì aveva cominciato a correre a perdifiato per delle stradine di campagna deserte e dopo qualche kilometro si era finalmente ritrovato nel centro del paese. Era entrato nel primo bar che gli era capitato a tiro, si era seduto ad un tavolino ed aveva ordinato un whisky.
Ecco quindi come era capitato lì.
Forse non aveva fatto la cosa giusta. Forse era meglio andarsene da lì e tornare da dove se ne era venuto. Sì, ma in che modo? Non riusciva a ricordare minimamente la strada che aveva percorso. Non aveva nemmeno con sè il cellulare per avvisare qualcuno del suo staff che venisse a recuperarlo.
"Mi scusi, ma lei per caso è Marco Mengoni?" disse una voce alle sue spalle. Si voltò e vide una procace signorina, di certo non molto coperta, che lo guardava sorridente. In mano aveva un vassoio con dei bicchieri. Doveva essere una specie di cameriera, anche se a giudicare dall'abbigliamento succinto forse svolgeva anche qualche altro tipo di mansione, pensò Marco.
"Credo si stia sbagliando, signorina. Forse sono solo qualcuno che gli somiglia" rispose Marco, cercando di nascondersi dietro a una mano.
Dopo quell'accadimento, il giovane pensò bene di rimettersi in testa quell'inquietante maschera di coniglio prima di uscire dal locale. Non era il caso di farsi riconoscere dalla gente per strada. Nelle condizioni in cui stava, poi, non era proprio indicato.
Stava per prendere la strada verso l'uscita, quando sentì del brusio alle sue spalle. Di colpo tutti sembravano essersi rianimati dalla stasi in cui si erano fossilizzati. Tutti gli astanti si erano di colpo piazzati ai tavolini di fronte al palco, in attesa di qualcosa che a Marco proprio sfuggiva.
"Scusi, posso chiedere cosa sta succedendo?" chiese incuriosito, rivolgendosi a uno degli uomini che stava correndo verso uno dei posti liberi rimasti.
"Jessica! L'esibizione di Jessica!" si limitò a rispondergli di fretta quello.
Chi poteva mai avere di speciale questa Jessica?, si trovò a pensare Marco.
Ormai il danno lo aveva combinato e di certo in quel momento ormai aveva poco da rimediare. Ben sapendo che era definitivamente nei guai, tanto valeva soddisfare quella curiosità e scoprire chi stavano attendendo quegli uomini con tanta ansia.
Si sedette quindi ad un tavolo un po'defilato. A quel punto, anche le fioche luci che erano rimaste accese si spensero, lasciando solo il palco illuminato da un'intensa luce rossa. Un piano da dietro il sipario iniziò a suonare una melodia che non gli era affatto nuova.

You had plenty money, 1922
You let other women make a fool of you


Sul palco era comparsa una ragazza bellissima, con lunghi capelli rossi, avvolta in un lungo abito a sirena anch'esso di colore rosso fuoco.

Why don't you do right, like some other men do?
Get out of here and get me some money too


La ragazza si muoveva sinuosa, ammiccando una volta ad uno, una volta all'altro degli uomini tra il pubblico. Si contorceva attorno al palo e scivolava sensuale su di esso.
Con grazia e malizia, si sfilava i lunghi guanti che la coprivano fino a metà braccio aiutandosi con i denti, molto lentamente, per far impazzire dall'attesa quella massa di uomini ululanti.
Marco la osservava rapito. Per una volta era lui a godersi uno spettacolo. Jessica cantava e si muoveva in modo molto provocante. Forse lui, da cantante, avrebbe avuto qualcosa da ridire sulla sua poca tecnica. Ma di certo le sue forme generose ripagavano ampiamente e facevano cadere in secondo piano qualche piccola lacuna canora.
Ad un certo punto lei si era messo a fissarlo dal palco. Fino a quel momento non si era accorta della presenza di un uomo vestito da coniglio tra il suo pubblico.

I fell for your jivin' and I took you in
Now all you got to offer me's a drink of gin
Why don't you do right, like some other men do?


Nel cantare queste frasi, Jessica scese dal palco e si avvicinò con fare sensuale allo strano uomo vestito da coniglio seduto al tavolino nell'angolo.
Marco la vedeva avvicinarsi. Sentì un tuffo al cuore e il sudore cominciò a imperlargli la fronte. Solo allora si rese conto della strana coincidenza. Lei stava impersonando Jessica Rabbit e lui era travestito da coniglio.

Get out of here and get me some money too
Why don't you do right, like some other men do?


Jessica era ormai a un passo dal suo viso. Con una mano teneva lo sciarpone attorno al suo collo, per tirarlo a sè. Marco fissava quelle labbra rosse e carnose, a un soffio dalle sue.
La ragazza poi con un balzo felino andò a sedersi sul tavolo, continuando a guardare fisso Marco nei suoi occhi grandi e scuri, l'unica parte di lui visibile sotto quella maschera.

Like some other men do

Concluse, scendendo dal tavolo e dirigendosi nuovamente verso il palco, sculettando vistosamente con fare malizioso. Poi sparì dietro il sipario, lasciando quella massa di uomini ad asciugare la bava.
Incurante di possibili divieti, Marco si alzò di scatto dal suo posto a sedere e si diresse verso le quinte dove la ragazza era scomparsa. Ancora una volta, l'istinto aveva prevalso sulla ragione. E il suo istinto in quel momento gli imponeva di fare una cosa ben precisa.
"Cosa fa qui lei? Non ci può stare!" gli urlò minaccioso un uomo grande e grosso, sbarrandogli la strada. Ma Marco aveva un'arma che finalmente poteva usare a suo vantaggio.
"Sono Marco Mengoni. Voglio vedere Jessica" disse convinto, sfilandosi la maschera.
Il bodyguard sembrò sorpreso di vedere lì il famoso cantante. Deglutì forte, imbarazzato dalla situazione.
"Va bene, passi pure, ma non si faccia vedere da nessuno quando uscirà" gli disse infine.
Marco percorse velocemente il corridoio che lo separava dal camerino di Jessica. Giunse infine ad una porta socchiusa. Sbirciò all'interno e vide proprio la ragazza mentre si stava sfilando il lungo abito rosso. D'impulso spalancò la porta e si affacciò dentro la stanza.
Il camerino di Jessica sembrava un posto davvero squallido, umido e con i muri pieni di crepe ovunque. C'era solo una specchiera e un paravento che aveva appesi in cima alcuni abiti.
"Cosa fa lei qui? Chi l'ha fatta passare?" disse la ragazza, con aria spaventata, cercando di coprirsi nuovamente.
Stava per urlare qualcosa ma Marco fu più rapido di lei e le mise una mano davanti alla bocca.
"Non ti voglio fare del male" le sussurò nell'orecchio, cercando di rassicurarla.
Jessica lo guardava stupita, mentre lui ancora le tappava la bocca con la mano. Solo allora si accorse che quel tizio era il coniglio del pubblico, avendo notato la maschera che aveva in mano.
Marco la lasciò infine libera, attendendo una qualche sua reazione. Jessica lo squadrava dalla testa ai piedi, in silenzio. Di sicuro non gli dispiaceva vedere che davanti aveva un giovane molto affascinante.
"Cosa vuoi da me?" gli chiese lei infine.
Lui si limitava a guardarla, senza proferire una parola. Poi con uno scatto le prese la testa con una mano avvicinandola a sè. Cominciò a sfiorarle le labbra morbide e carnose con le sue, dandole piccoli baci. Poi infilò la sua lingua nella bocca di lei, lasciandosi andare ad un bacio passionale e intenso.
Jessica si ritrovò con la schiena contro la specchiera e il corpo di lui davanti che premeva forte contro il suo. Si lasciò sfuggire un mugolio dalla bocca mentre sentiva un forte calore invaderla in ogni viscera del suo corpo.
"Ma chi sei?" chiese poi a Marco, in un attimo di lucidità.
"E tu? Tu non me lo dici chi sei in realtà?" le chiese lui di rimando.
"Io sono Jessica Rabbit" rispose lei, con uno sguardo beffardo.
"Infatti. Sei Jessica Rabbit" disse lui, guardandola fissa negli occhi e mirando nuovamente alle sue labbra.
Continuavano a baciarsi, mentre lui armeggiava con l'abito della ragazza, facendo scivolare la sua mano sulla schiena ormai nuda della giovane. Il contatto con quella pelle vellutata fece aumentare la sua voglia di lei.
"Vuoi venire con me in un posto?" le chiese poi lei, tenendogli il viso con le mani.
"Va bene" rispose Marco.
Jessica lo prese per mano, trascinandolo fuori dalla stanza e portandolo verso un'uscita secondaria. In men che non si dica, si trovarono all'esterno. Marco seguiva la ragazza mentre procedeva con passo spedito verso una meta ancora ignota.
Camminarono per un periodo imprecisato di tempo per giungere infine all'ingresso di una villa buia.
"Indossa la maschera" gli ordinò lei, sfilando a sua volta una maschera rossa dalla piccola pochette che si era portata appresso.
Suonò poi il campanello, attendendo che le rispondessero.
"Fragola" disse quando finalmente sentì una voce dall'altra parte del citofono.
Le bastò dire quella parola per vedere il cancello spalancarsi davanti a sè. Marco deglutì forte. Aveva l'impressione di stare per vivere uno dei momenti più trasgressivi di tutta la sua vita.
Jessica lo prese nuovamente per mano. Camminarono entrambi vicini l'uno all'altro per il lungo viale che li separava dall'ingresso dell'abitazione.
Un maggiordomo mascherato aprì la loro porta. Marco vide spalancarsi davanti a sè uno scenario quasi felliniano. Una villa antica, quasi fatiscente, riportata all'antico splendore da un insieme goliardico di persone intente a fare baldoria.
Appena dentro, Jessica gli prese il viso tra le mani e lo baciò con trasporto. Si recarono poi verso il tavolo imbandito e si versarono entrambi da bere del vino rosso.
"C'è un posto appartato qua dentro?" chiese Marco alla sua compagna.
"Ovvio che c'è" gli rispose lei maliziosa. Con una mano gli cinse la vita e con l'altra prese con sè una bottiglia di vino dal tavolo.
Lo trascinò su per per una rampa di scale e lo condusse poi in una camera vuota. Chiuse la porta a chiave dietro di sè e fece sdraiare Marco sul letto.
Si avvicinò sensuale a lui, camminando a carponi sul letto. Velocemente si liberò dei pantaloni che ancora tenevano costretto Marco. Assaporò fino in fondo il suo piacere che cresceva. La sensazione che le dava sulla lingua il contatto con la pelle di Marco la mandava in estasi.
Poi con una mano il ragazzo la trasse a sè, baciandola intensamente e tirando giù la chiusura del suo vestito. Massaggiò piano la sua schiena per tutta la sua lunghezza e le sfilò l'abito. La pelle di Jessica appariva liscia e calda al tatto. Con decisione la mise sotto di sè e diedero sfogo alla loro passione ormai travolgente.
I loro sospiri riempivano la stanza. Gocce di sudore imperlavano il loro corpo. Jessica sentiva ne sentiva su di sè qualcuna che colava dalla fronte di Marco. Il ritmo dei loro movimenti si ripercuoteva sulla loro alcova d'amore, facendola schricchiolare.
Quando il piacere era ormai giunto al culmine, un ultimo gemito li colse, liberandoli di quella tensione accumulata e distendendo i loro muscoli verso una fase di benessere estremo.
In quel momento Marco si accorse che sul comodino di fianco al letto si trovava un cesto con della frutta. Prese una succosa fragola di colore rosso vivo e cominciò a succhiarla guardando Jessica in modo provocante. Un rivolo di succo gli scese giù per il mento, lentamente. Jessica si avvicinò a lui e con la lingua glielo leccò via. Poi la ragazza fece lo stesso. Morse piano una grossa fragola e offrì a Marco la metà che era rimasta. I semini del frutto solleticavano la lingua, rendendo la situazione ancora più stuzzicante. Presero poi la bottiglia di vino, la stapparono e iniziarono a sorseggiare quel succo alcoolico a turno, dalla bottiglia. Il ragazzo poi scelse un'altra fragola ancora e la porse alla sua compagna tenendola tra i denti. Jessica si avvicinò a lui e azzannò la parte sporgente del frutto. Il respiro caldo di Marco sul suo viso la faceva impazzire e le tornava sempre più la voglia di possederlo ancora una volta.
Marco però sembrava avere assunto un'espressione un po' preoccupata. Di colpo si era ricordato che era fuggito dal suo concerto. Che probabilmente a quell'ora Stella aveva mobilitato polizia, carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile per cercarlo. Jessica si era accorta che nei suoi occhi qualcosa era cambiato.
"Che succede?" gli chiese piano, accarezzandolo su una guancia.
"Devo andare" rispose lui secco, alzandosi dal letto e cominciando a rivestirsi.
"Come devi andare? E io?" chiese la ragazza preoccupata.
"Non cercarmi più" le rispose Marco amareggiato.
Jessica era sconcertata. Sedotta e abbandonata così. Vatti a fidare dei conigli!
Marco era ormai rivestito. Sapeva di essersi comportato in modo riprovevole con quella ragazza e gli dispiaceva, ma non poteva fare altrimenti. Era ora di tornare alla realtà e lì non gli era concesso intrattenere relazioni amorose per il momento.
"Allora ciao" disse aprendo la porta, voltandosi solo un momento.
"Aspetta!" gli gridò Jessica. Corse veloce da lui e con un pennarello gli scrisse qualcosa sul braccio. Marco guardò. Era un numero di telefono.
"Posso sapere almeno come ti chiami?" gli chiese ancora lei.
"Roger Rabbit" rispose lui sorridendo, prima di prendere la strada verso le scale che conducevano al piano di sotto dove si svolgeva la festa.
Il luogo sembrava ancora più affollato rispetto a quanto ricordasse. C'era una marea di gente che ballava notevolmente su di giri. Erano tutti in costume e pensò bene anche lui di rimettersi la maschera da coniglio per non farsi riconoscere. Passando la gente gli metteva dei bicchieri in mano, lo chiamava coniglio e lo costringeva a bere qualche strano intruglio. Marco sentiva il caos nella sua testa. Sentiva come se nella mente ci fosse un sovraccarico e che il sistema stesse per andare in cortocircuito. Poi, di colpo, black out.

****
Marco aprì lentamente gli occhi. Uno spiraglio di luce intensa lo investì, costringendolo a richiuderli immediatamente. Sentiva la testa pesante e pur provando a rialzarsi non riusciva nemmeno a muovere un dito. Sulla pelle del braccio sentiva qualcosa premere, ma per il momento non era in grado di voltarsi per controllare cosa fosse.
"S'è svegliato" sentì dire una voce a fianco a sè.
Provò a guardare nella direzione di quella voce. Pur non essendo certo che in quel momento la vista non lo inganasse, gli sembrò di vedere una signorina bionda con i capelli raccolti, vestita tutta di bianco. Sembrava proprio essere un'infermiera. Accanto a lei, un uomo in camice bianco.
"Signorina" la chiamò a fatica "cos'è successo?".
"Ha passato un brutto momento di confusione. Ma ora sta meglio" lo rassicurò l'infermiera.
"Come sono arrivato qui?" chiese ancora Marco.
"L'hanno trovata dei poliziotti in stato confusionale, che vagava nei pressi del ristorante sulla statale. Erano tutti così preoccupati. Fuori ci sono i suoi produttori e sta per arrivare anche sua madre, che si è subito messa in viaggio per raggiungerla. Però se vuole dico che lei si è svegliato ma che per il momento preferisce riposare" disse l'infermiera.
"Sì è meglio" intervenne il medico, mentre iniziava a vistarlo provandogli la pressione "Lo stato di depersonalizzazione che ha vissuto è dovuto al momento di intenso stress che il paziente sta vivendo".
"Dottore, però, bisogna dire che era pure ubriaco quando lo hanno portato qui" rispose l'infermiera.
"Sì, certo, però qualcuno lo aveva già avvistato vagare come senza meta appena dopo la sua fuga. Questo significa che lo stato di confusione era precedente alla sbronza".
Depersonalizzazione. Cosa significava quella strana parola? Che era stato come fuori da sè, come se avesse agito senza averne coscienza?
"Dottore, cosa significa esattamente che ho avuto una de... quella cosa lì?" chiese allora al medico.
"Che ha passato un momento in cui era come estraniato dal suo corpo. Ha avuto un episodio molto acuto, che l'ha portata a dimenticare per qualche ora la sua vera identità".
Non era vero. Marco non aveva dimenticato chi fosse. Di questo ne era certo. Ora gli veniva il dubbio però che i ricordi che riemergevano alla sua memoria riguardo alla sera precedente fossero solo un sogno. Un'allucinazione. O qualcosa del genere.
L'infermiera si avvicinò al suo letto per ricaricare la flebo. Il motivo per cui Marco si sentiva il braccio così costretto.
"Comunque" gli disse "non abbiamo mica capito cos'erano quelle scritte che ha sul braccio".
"Scritte?" chiese Marco confuso.
"Sì, quei numeri che ha sul braccio, scritti con l'indelebile" rispose l'infermiera.
Con grande sforzo, Marco alzò il braccio destro e vide un numero di telefono che occupava tutta la lunghezza dal gomito fino alla mano.
"Ma che ha combinato lei ieri sera?" chiese l'infermiera, con un finto sguardo di rimporvero, prima di lasciare la stanza.
Marco sorrise. Che non fosse stato solo un sogno lo riempiva di soddisfazione. Aveva il numero di Jessica. Non gli dispiaceva l'idea di invitarla fuori a cena una sera, una volta ripreso. Possibilmente in un ristorante a lume di candela. E senza luci rosse.
 
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RubyLove87
view post Posted on 28/6/2010, 13:33




CITAZIONE (Miss Lullaby @ 28/6/2010, 14:21)
La dedico alla mia amica RubyLove87, che l'ha letta in anteprima e la cui nuova capigliatura rosso fuoco mi ha ispirato per scrivere questa fiction.

tu...tu.... pure la dedica... questo è un colpo basso...bassissimo... sono commosciuta...sallo.
 
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Miss Lullaby
view post Posted on 28/6/2010, 13:37




CITAZIONE (RubyLove87 @ 28/6/2010, 14:33)
tu...tu.... pure la dedica... questo è un colpo basso...bassissimo... sono commosciuta...sallo.

Commentami la fic piuttosto :urto:
Ok lo so già, ma tu scrivilo pure qua :urto:
 
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RubyLove87
view post Posted on 28/6/2010, 13:46




CITAZIONE (Miss Lullaby @ 28/6/2010, 14:37)
Commentami la fic piuttosto :urto:
Ok lo so già, ma tu scrivilo pure qua :urto:

provvedisco subito!!
è venisciuto caldo pure a me mentre leggevo... :gelato: e dire che dovrei essere abituata a certe cose ormai... non avevo nulla di fresco da bere a portata di mano...grave imperdonabile errore... :ehgià:
fic very original e innovativa,largo all'avanguardia!! :yeah: :superman:
si potrebbe provocare un qualche blackout al concerto a sto punto... :shifty:
 
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»RIOT~
view post Posted on 28/6/2010, 14:22




Veramente bella, plava.
Io, al contrario di Ruby, non voglio che ci siano bleck aut al concerto u.u
 
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franciu‚
view post Posted on 28/6/2010, 14:43




*prende un ventaglio*
 
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helena‚
view post Posted on 28/6/2010, 14:56




black out? e a chi ti serve, tanto tu resti bloccata al concerto >__________>
CITAZIONE (franciu‚ @ 28/6/2010, 15:43)
*prende un ventaglio*

uno anche per me *-*
 
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;LadyG.
view post Posted on 28/6/2010, 15:15




Ma, ma , ma tu sei un genio! :o
*strappa ventaglio dalle mani di Franciu*
Devo dire che quando ho letto la parola "fragola" ho cominciato a inquietarmi, pensavo che da un momento all'altro sarebbe finita i"in to the ass" a qualcuno, poi mi sono ricordata che è una het e mi sono tranquillizzata xDDD
Comunque mi è piaciuta tanto, brava, per me è un sì [cit.]

 
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Miss Lullaby
view post Posted on 28/6/2010, 16:17




Grazie ragazze :olè:
Ho visto che ho un po' surriscaldato gli animi

CITAZIONE
Devo dire che quando ho letto la parola "fragola" ho cominciato a inquietarmi, pensavo che da un momento all'altro sarebbe finita i"in to the ass" a qualcuno, poi mi sono ricordata che è una het e mi sono tranquillizzata xDDD

CIo ringraziami che non l'ho fatto


 
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franciu‚
view post Posted on 28/6/2010, 17:26




no no vi prego in the ass non ci mettiamo niente frutta nè verdura
 
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Alemmot_92
view post Posted on 28/6/2010, 17:52




Fa caldo

Brava brava, molto brava. Bella bella, molto bella.
*si fa aria*
 
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-deeperinside-
view post Posted on 29/6/2010, 20:38




Roger Rabbit è sempre stato il mio film preferito.. ora non potrò guardare nemmeno quello in pace! ufff..
Comunque è molto, molto bella e scritta veramente bene. Poi è lunga.. a me piacciono i racconti lunghi :zizi:
 
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Miss Lullaby
view post Posted on 29/6/2010, 22:17




Grazie ancora a tutte

Continuate pure a guardare Roger Rabbit che non succede niente, su
 
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‚phantomrider
view post Posted on 1/7/2010, 11:42




Nag
perché mi fai ciò?
perché?

vabbè, non avevo dubbi sul fatto che fosse bellissima. geniale quando lei gli chiede come si chiama u.u Roger Rabbit, mi pare giusto <.<
 
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Miss Lullaby
view post Posted on 1/7/2010, 13:54




CITAZIONE (‚phantomrider @ 1/7/2010, 12:42)
Nag
perché mi fai ciò?
perché?

vabbè, non avevo dubbi sul fatto che fosse bellissima. geniale quando lei gli chiede come si chiama u.u Roger Rabbit, mi pare giusto <.<

L'avevo detto che avrei sconvolto le vostre giovani menti
ovvio Roger Rabbit è un coniglio
 
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21 replies since 28/6/2010, 13:21   365 views
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