Oh, allora. Ringrazio chi ieri si è messo a leggere il prologo. Grazie grazie. Questo è il primo capitolo ufficiale, spero che vi possa andare a genio. Un commentino non sarebbe male e io adoro i commenti! Vi ripeto che almeno per i primi cinque capitoli non succede proprio nulla quindi vi toccherà aspettare e pazientare ancora un pochino. Un bacio. Shina
_______
Sinners
1 - Odiabile giornata candida_
Fuori fa caldo. No anzi, fa
troppo caldo. Ed io, che con questa afa non riesco neanche a respirare, mi sto davvero facendo girare gli attributi stamattina. Considerando che la giornata è cominciata male dal risveglio, sono più che sicura che andrà peggiorando sempre di più, sempre di più, fino a raggiungere il cataclisma finale che comporterà la mietitura di vittime innocenti. La prima vittima stamattina è stata la mia tazza da colazione. Solo dopo che l’ho tirata addosso a Sil mi sono resa conto che era la mia tazza preferita, quella dello Starbucks di Londra che mi ha portato due estati fa mamma. Maledetta sorella maggiore con l’aria strafottente e il sorriso da minchiona stampato in faccia. Poco male, ho già provveduto con la seconda vittima. Me la vedo oggi quando Silvia tornerà a casa e andrà tutta convinta in camera sua. Già sto pregustando l’urlo da femminuccia che farà e il conseguente sbattimento di piedi fino ad arrivarmi davanti, stringendo quel bruttissimo pupazzo di Pucca che le ha regalato Gabriele. Devo dire che con le cicatrici disegnate con i pennarelli e i vestiti fatti a brandellini piccoli piccoli è molto più carina. Già le ho dato un nome: Puccankestain. Suona bene. Aspetterò che sbolla per lavarglielo e ricucirlo per benino, in modo tale che Gabriele non mi odi più di quanto non mi sopporti ora. Ho appena finito di spazzare per terra, con un movimento rapido afferro il telecomando del condizionatore e lo accendo con mia somma gioia, mettendomici davanti e gustando quel po’ di aria fresca che mi serve. Sospiro soddisfatta e tornando in cucina afferro qua e là magliette e libri sparsi per la casa. Poggio tutto sul tavolo e poi vado dritta in camera mia. Mamma e papà non ci sono mai, vivo da sola con Fra e Sil da quando sono piccola. All’inizio avevamo badanti varie, poi crescendo ci siamo adattate. Casa nostra è più che altro un’alta mansarda divisa in zone. Abbiamo poche porte e lo consideriamo un appartamento funzionale sotto molti aspetti. L’abbiamo arredata io e Sil da cima a fondo, i soldi non ci mancano e ci siamo permesse diversi lussi. Entrata in camera accendo il PC, devo finire di scaricare alcuni file per Francesca, mi ha chiesto se l’aiutavo con una ricerca e comunque mi sembrava il minimo dopo l’altro giorno -quando si è presa la colpa per la maglietta di Silvia bruciata-. Sto cercando di farmi passare questo dannato rodimento di culo ma non ci riesco proprio. La finestra di MSN brilla sull’angolino destro dello schermo...
Accedo o non accedo... accedo o non accedo... accedo o non accedo... Ma va, accedo. Tanto...
Due conversazioni di aprono davanti ai miei occhi. Una è quella di Fra, che dal PC della scuola si è divertita a mandarmi un mare di cuoricini. Scorro verso il basso, c’è scritto: “Il cornetto era davvero buono”. Sorrido divertita. L’altra conversazione brilla fioca rispetto all’altra, l’ho lasciata lì. Leggo il mittente e poi chiudo la finestra. No, non mi va di aumentare rodimenti vari, e l’ultima persona con cui voglio avere a chi fare è proprio quel dannato essere. Schifoso stronzo.
Il PC sta caricando i documenti... va così lento che in confronto nonna sembra una Ferrari. Un miagolio indistinto mi costringe a voltarmi e vedo Minerva seduta paciosamente sulle mie lenzuola candide che mi guarda con gli occhioni gialli implorante.
“Minerva! Gattona cicciona piena di peli, così la notte soffoco! Mi cambi il pelo sul cuscino! Ah! Via, su scendi, oggi non mi va proprio di arrabbiarmi anche con te.” Dico io gesticolando e rigirandomi verso lo schermo del PC. Lei miagola e scende dal letto sculettando a coda alta nell’altra stanza. Solo la mia gatta può essere così intelligente da capire al volo come mi sento. Voglio essere lasciata in pace, grazie Minerva. Per il computer niente da fare, ha pensato bene di procedere a ritmo di un macinino da caffè, e la mia pazienza oggi fatica a restare ferma. Mi alzo controvoglia e cammino piano verso il soggiorno, accendendo il televisore e augurandomi fortemente che almeno lì ci sia qualcosa di semidecente da guardare. La Rai... nulla. La Mediaset idem. MTV?
“Le repliche della classifica! Alla posizione numero 7 troviamo I Finley. Alla numero 6 troviamo Marco Carta! Alla numero 5 c’è Tiziano Ferro e ascoltiamo Each Tears!”
Perché quell’oca delle presentatrice strilla come se le avessero infilato un gallinaccio giù per la gola? Madonna che schifo. L’inquadratura del cameraman ora passa sulla folla di ragazzine urlanti e sudaticce che si agita come un polpo dai lunghi tentacoli. Ma come cazzo si fa ad urlare così per quattro idioti che si dimenano sul palco? Un mare di sgallettate che di musica non capisce proprio un cazzo. Dio, rivoglio MTV che trasmette a rotazione i Queen, non i Tokio Hotel! Lascio il televisore acceso e vado a vedere il computer a che punto è. Niente, non si schioda di un millimetro. Accidenti a te e alla connessione lenta. Ho bisogno di calmarmi, ho bisogno di calmarci, ho bisogno di calmarmi... Sigaretta! Vado a cercare nella borsa che ho raccolto per terra poco prima... dov’è che l’ho messa? Sul tavolo, sì sul tavolo. Tasca interna. Apro il pacchetto. Vuoto.
Vuoto?
“Ma perché oggi? PERCHE’?” Grido verso il televisore dove un leonino Bill Kaulitz magro come una verga canta come un ossesso. Tronco di netto un acuto del cantante rabbiosa e mi infilo la prima maglietta che trovo in giro, probabilmente è di Fra. Neanche mi preoccupo di truccarmi, non ne ho assolutamente voglia. E vaffanculo a Silvia che mi dice che sono trascurata. I sensi di colpa mi assalgono... torno indietro e mi vado a mettere sul viso quel minimo indispensabile per sembrare decente. Afferro le chiavi e scendo di corsa, quasi andando a finire addosso alla signora del primo piano con la quale mi scuso distrattamente e faccio in modo di zittire subito. Esco e la giornata di sole cocente mi si butta addosso con una prepotenza inaspettata, che mi trova spiazzata e senza armi di difesa. Ho capito, farò veloce e tornerò a casa in tempo per prendermi un malanno da condizionatore. Tanto, peggio di così? Passo una mano nei capelli e ringrazio il cielo di averli corti poi cammino a passi veloci verso la strada principale, rincuorata dal fatto che il mio tabaccaio è a due passi da casa. Quando entro Mario mi guarda divertito e io mi beo dell’aria del ventilatore. Non parlo neanche che lui mi passa un pacchetto di Marlboro rosse e io sorridendo prendo il portafoglio nella borsa... prendo il portafoglio nella borsa... prendo aria perché il portafoglio non c’è.
“Dio, cosa ti ho fatto di male oggi?” Sbuffo poggiando la testa al muro.
“Giornataccia Dora?”
“Giornata nera.” Rispondo ridandogli le sigarette.
“Non ti preoccupare” Me le ripassa “Paghi domani, di te mi fido. Sono cinque anni che bazzichi qua intorno.”
“Oh grazie Mariè, grazie mille. Che te ne fumi una pure te?” chiedo mettendomi in bocca la mia sigaretta e facendo cenno all’uomo di seguirmi; non se lo fa ripetere e mi viene dietro prendendo un accendino a caso dal bancone.
“Allora, come mai hai avuto una giornata così orrenda?” mi chiede distrattamente mentre aspira tranquillo. Io abbasso lo sguardo e sorrido tirata. Non mi va di raccontargli che odio i miei bei sogni, in genere mi prendono per pazza.
“Hai presente quando ti alzi col sinistro? Ecco, così.” Rispondo vaga io e lui annuisce pensieroso. Mi da una pacca sulla spalla e rientra mentre io mi riavvio verso casa. Non faccio in tempo a rientrare e accendere il televisore che uno sciame di ragazzine urlanti e piangenti mi guarda dallo schermi indicando qualcuno sul palco.
“Che strazio sto TRL” borbotto a mezza bocca.
“E da noi con Credimi Ancora... Marco Mengoni!”
“Ah no, lui proprio no.” Urlo girandomi di scatto e prendendo il telecomando. Forse per il movimento troppo veloce, o forse perché la giornata è proprio di merda, le batterie del telecomando cadono a terra e rotolano velocemente sul parquet posizionandosi sotto al divano.
Sono costretta, perché i pulsanti del televisore sono rotti, ad ascoltarmi tutto Mengoni con la vociante folla alle sue spalle. Ma perché tutto in una giornata?
In quel momento rientra Fra che mi trova a sedere all’aria con la sua maglietta addosso e un braccio incastrato sotto al divano, mentre Minerva mi guarda con la testa leggermente girata. Mia sorella sospira e mi aiuta a riprendere le batterie, notando immediatamente il mio umore notevolmente peggiorato.
“Non dirmi che un cantante ha contribuito a farti rodere ancora di più!” Mi dice sospirando e alzando le sopracciglia.
“Sai che non lo reggo.” Rispondo contrariata.
“No, ti sbagli. Tu non reggi lui perché piaceva tanto a Caterina.”
“E se anche fosse?” Rispondo scioccata. Da Fra non mi aspetto certe insinuazioni così... azzeccate.
“Sarebbe anche ora di darci un taglio con questa storia.” Controbatte andando in cucina.
Mi siedo sul divano e fisso il televisore vacua, con un’espressione altamente persa nei meandri dei miei pensieri. E mi viene in mente una sola cosa in quel momento.
“Maledetto il giorno in cui ho incontrato Daniele. Maledetto il giorno.”
Edited by _Shinami_ - 14/6/2010, 14:23